Apprendiamo dal sito del
Ministero dell’Ambiente che lo Stesso ha richiesto in data 14/11/2014, alla
Global Petroleum Limited, d’integrare i documenti inviati dalla società
australiana in merito ai quattro permessi di ricerca d’idrocarburi liquidi e gassosi
lungo le coste pugliesi, risalenti ad inizio giugno.
Importante è il riferimento
agli ordigni inesplosi presenti nella zona individuata dalla multinazionale
australiana per le ricerche, come documentato dalle osservazioni inviate dal
Comitato Bonifica di Molfetta.
Come Coordinamento No Triv
Terra di Bari pensiamo che questo sia un primo passo per chiedere il definitivo
annullamento delle quattro richieste della Global Petroleum. Se l’azienda
invierà tra 60 gg. i documenti richiesti dal Ministero, saremo pronti sul piano
amministrativo a confrontarci con nuove osservazioni e sul piano politico a coinvolgere
tutte quelle parti sociali che in questi anni si sono opposte alla scellerata
politica delle trivellazioni dentro e fuori della Puglia, proseguendo il
percorso intrapreso quest’estate.
Le integrazioni richieste dal
Ministero ribadiscono, seppur a grandi linee, quanto siano dannose per
l’habitat marino le operazioni di ricerca condotte dalle multinazionali del
petrolio. Ci sembra, però, importante sottolineare come lo stesso Ente sia poco
attento o non conosca i nostri fondali, tanto da accettare le richieste della
Global Petroleum nonostante le carte nautiche e della marina militare indichino
la pericolosità del sito scelto per le stesse a causa della presenza di
numerose quantità d’ordigni bellici della seconda guerra mondiale e del
conflitto nella ex - Jugoslavia. Forse le scelte di sviluppo sono più
importanti dell’incolumità delle persone
(e di coloro che avrebbero condotto le operazioni di ricerca in caso di
autorizzazione ministeriale)!
Adesso più che mai è importante
che i comuni interessati dalle richieste, ovvero, Molfetta, Giovinazzo, Bari,
Mola, Polignano, Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro
Vernotico e Torchiarolo, si attivino per chiedere alla Regione Puglia di
ricorrere alla Corte Costituzionale per l’abrogazione dell’art. 38 dello
Sblocca Italia, creando un fronte comune che dal Salento alla Capitanata
reclama la tutela dell’autonomia dei territori rispetto alle scelte energetiche
del governo centrale.
Questo spiraglio che si apre
può e deve portare a creare un fronte ampio che si opponga a tutte le altre
richieste presentate sul territorio pugliese e supporti quelle regioni che oggi
si stanno attivando contro il decreto Sblocca Italia.
La collaborazione tra
“comitatini” ha dimostrato come le competenze di chi lavora quotidianamente
sulle emergenze ambientali siano indispensabili nel confronto con processi
economici spudorati che non hanno rispetto dei luoghi da cui intendono trarre
profitto. Non essendo stati ascoltati a fine luglio, quando inviammo le
osservazioni insieme al Comitato Bonifica di Molfetta, al Coordinamento No Triv
Mediterraneo ed all’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, dalle
amministrazioni locali che hanno scelto di non farle proprie, oggi auspichiamo
un confronto serio sui territori che metta la politica di fronte alle vere
responsabilità ed alla necessità di risolvere, prima di tutto, le emergenze
ambientali provocate da scelte di sviluppo scellerate.