lunedì 24 novembre 2014

Un nuovo capitolo

Apprendiamo dal sito del Ministero dell’Ambiente che lo Stesso ha richiesto in data 14/11/2014, alla Global Petroleum Limited, d’integrare i documenti inviati dalla società australiana in merito ai quattro permessi di ricerca d’idrocarburi liquidi e gassosi lungo le coste pugliesi, risalenti ad inizio giugno.
Importante è il riferimento agli ordigni inesplosi presenti nella zona individuata dalla multinazionale australiana per le ricerche, come documentato dalle osservazioni inviate dal Comitato Bonifica di Molfetta.
Come Coordinamento No Triv Terra di Bari pensiamo che questo sia un primo passo per chiedere il definitivo annullamento delle quattro richieste della Global Petroleum. Se l’azienda invierà tra 60 gg. i documenti richiesti dal Ministero, saremo pronti sul piano amministrativo a confrontarci con nuove osservazioni e sul piano politico a coinvolgere tutte quelle parti sociali che in questi anni si sono opposte alla scellerata politica delle trivellazioni dentro e fuori della Puglia, proseguendo il percorso intrapreso quest’estate.
Le integrazioni richieste dal Ministero ribadiscono, seppur a grandi linee, quanto siano dannose per l’habitat marino le operazioni di ricerca condotte dalle multinazionali del petrolio. Ci sembra, però, importante sottolineare come lo stesso Ente sia poco attento o non conosca i nostri fondali, tanto da accettare le richieste della Global Petroleum nonostante le carte nautiche e della marina militare indichino la pericolosità del sito scelto per le stesse a causa della presenza di numerose quantità d’ordigni bellici della seconda guerra mondiale e del conflitto nella ex - Jugoslavia. Forse le scelte di sviluppo sono più importanti  dell’incolumità delle persone (e di coloro che avrebbero condotto le operazioni di ricerca in caso di autorizzazione ministeriale)!
Adesso più che mai è importante che i comuni interessati dalle richieste, ovvero, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Mola, Polignano, Monopoli, Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi, San Pietro Vernotico e Torchiarolo, si attivino per chiedere alla Regione Puglia di ricorrere alla Corte Costituzionale per l’abrogazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia, creando un fronte comune che dal Salento alla Capitanata reclama la tutela dell’autonomia dei territori rispetto alle scelte energetiche del governo centrale.
Questo spiraglio che si apre può e deve portare a creare un fronte ampio che si opponga a tutte le altre richieste presentate sul territorio pugliese e supporti quelle regioni che oggi si stanno attivando contro il decreto Sblocca Italia.
La collaborazione tra “comitatini” ha dimostrato come le competenze di chi lavora quotidianamente sulle emergenze ambientali siano indispensabili nel confronto con processi economici spudorati che non hanno rispetto dei luoghi da cui intendono trarre profitto. Non essendo stati ascoltati a fine luglio, quando inviammo le osservazioni insieme al Comitato Bonifica di Molfetta, al Coordinamento No Triv Mediterraneo ed all’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, dalle amministrazioni locali che hanno scelto di non farle proprie, oggi auspichiamo un confronto serio sui territori che metta la politica di fronte alle vere responsabilità ed alla necessità di risolvere, prima di tutto, le emergenze ambientali provocate da scelte di sviluppo scellerate.



domenica 23 novembre 2014

"Gli ordigni inesplosi nel Basso Adriatico fermeranno le trivellazioni?"

In una giornata di mobilitazione come questa, tra la manifestazione GIU' LE MANI DALLA NOSTRA TERRA svoltasi a Matera e la Ciclopasseggiata NoTriv organizzata dalla rete appulo-lucana SALVA L'ACQUA, condividiamo con piacere il Comunicato Stampa del Comitato Bonifica Molfetta:


Comunicato Stampa del “Comitato Bonifica Molfetta”- 23.11.2014
Apprendiamo con grande soddisfazione dal sito del “Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare” che sono state accolte le nostre osservazioni in opposizione alle istanze di permesso della Società Global Petroleum Limited, per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale dei progetti di: “Prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare” al largo delle coste pugliesi.
Nel corpo delle osservazioni, tra le altre cose, avevamo dichiarato che in tutti i progetti per le quattro zone d’indagine si parla delle possibili opere di mitigazione delle Aree   Marine   Protette,   delle   Zone   di   Ripopolamento   e   le   Zone   Marine   di   Tutela   Biologica, dei siti sensibili di Rete Natura 2000, dei SIC, delle zone marine e costiere interessate da “Important Bird Areas”, ma non è stata scritta una sola parola sulla vasta aerea che spesso è sovrapposta, o confinante, alle quattro zone d80 F.R-.GP, d81 F.R-.GP, d82 F.R-.GP, d83 F.R-.GP, rappresentata dalle zone di affondamento di ordigni bellici indicata nelle mappe militari, nautiche e le stesse fornite dalla Società Global Petroleum Limited e indicate chiaramente con la dicitura “ORDIGNI INESPLOSI”; anzi diremo che la società ha ignorato il problema più grave, e significativo, che potrebbe interferire con le indagini geofisiche e perforazioni nel basso adriatico con possibili disastri ambientali e pericolosi per la salvaguardia dell’ecosistema e della salute pubblica .
Il C.B.M. di Molfetta fondava la richiesta di rigetto delle istanze della Società Global Petroleum Limited sulla mancanza di una qualsiasi proposta di mappatura, prospezione e georeferenziazione degli ordigni inesplosi presenti in una vastissima area sovrapposta o confinante, non solo con le zone d’indagine interessate alle odierne richieste, ma anche di altre sotto costa.
Ricordando le parole del Ministro della DifesaGiampaolo Di Paola: ” i residuati bellici a caricamento chimico si trovano in uno stato di conservazione pessimo, a seguito della prolungata azione della corrosione marina; ciò determina ulteriori difficoltà di rimozione ed elevati rischi per gli operatori, oltre a richiedere l’impiego di mezzi tecnologicamente avanzati, con conseguente aumento dei costi”; lasciamo immaginare cosa accadrebbe se pur una sola bomba caricata ad iprite, o altra sostanza chimica, fosse casualmente incrociata da una trivella o dall’azione di un potente air-gun. Purtroppo non parliamo di una sola bomba ma di migliaia di bombe sparse a macchia di leopardo, dalla costa fino a 40 miglia al largo, e dal faro di Vieste ad Otranto.
Ebbene, con la nota n.0003772 del 3.11.2014, la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale del Ministero, ha richiesto alla Società Global Petroleum varie integrazioni documentali tra cui gli “approfondimenti normativi, scientifici e presso le Istituzioni competenti, della compatibilità dell’esecuzione delle indagini sismiche previste con le aree di deposito di ordigni inesplosi in mare “. Pertanto, tra 60 giorni conosceremo i contenuti dei documenti integrativi che la Società Global Petroleum presenterà, nel frattempo non faremo mancare il nostro contributo specifico al Coordinamento No Triv della provincia di Bari e a tutti i comitati No Triv regionali e nazionali.
per il Consiglio di gestione CBM – Matteo d’Ingeo
Fonte: http://liberatorio.altervista.org/gli-ordigni-inesplosi-nel-basso-adriatico-fermeranno-trivellazioni-global-petroleum/

Elaborazione cartografica ottenuta sovrapponendo i poligoni delle istanze dei permessi di ricerca in mare d80 F.R-.GM, d81 F.R-.GM, d82 F.R-.GM, d83 F.R-.GM della Global Petroleum Limited nel Mare Adriatico, quelli delle istanze d 85 F.R-.GM, d 86 F.R-.GM, d 87 F.R-.GM, d 89 F.R-.GM e d 90 F.R-.GM da parte della Global MED LLC nel Mar Jonio (fonte: http://cart.ancitel.it/index.html?context=WMC%2FVIA.wmc&v=full) e la Mappa degli Ordigni inesplosi presenti nell'Adriatico Meridionale (fonte: MAP OF UNEXPLODED ORDNANCE DUMPING SITES IN THE SOUTHERN ADRIATIC SEA - R.E.D.C.O.D. project (Research on Environmental Damage causade by Chemical Ordnance Dumped at sea) co-finanziato dalla Commissione Europea (azione B4-3070/2003/368585/SUB/D.3)).
E' evidente come almeno tre poligoni relativi alle istanze d80 F.R-.GM, d81 F.R-.GM, d82 F.R-.GM della Global Petroleum si sovrappongono alle aree indicate nella mappa degli ordigni inesplosi.
Si riportano qui anche le nuove istanze di ricerca che interessano il Mar Jonio e in particolare le coste dei comuni di Alessano, Alliste, Andrano, Castrignano del Capo, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Gallipoli, Morciano di Leuca, Otranto, Patù, Racale, Salve, Santa Cesarea Terme, Taviano, Tiggiano, Tricase, Ugento e Castro.

giovedì 13 novembre 2014

Lo “Sblocca-Italia” è legge. Ma in cosa consiste?



Lo Stato interviene autonomamente su temi come la produzione energetica e la salvaguardia ambientale, riducendo drasticamente lo spazio d’azione di enti locali e Regioni interessate dalle scelte nazionali, ricorrendo, eventualmente, al “commissario speciale”, di cui abbiamo già visto i risultati a L’Aquila  o all’Expo.

Per i progetti di prospezione, ricerca, estrazione d’idrocarburi, alle infrastrutture dedicate al trasporto, alla rigassificazione e allo stoccaggio sotterraneo del gas è stato precisato che sono “d’interesse strategico, pubblica utilità, urgenti e indifferibili” (Art 36, 37, 38). 

L’obiettivo dichiarato è quello di raddoppiare le estrazioni nazionali di idrocarburi.

Per noi pugliesi questo significa che, verosimilmente, verrà dato il via libera a tutte le istanze di ricerca nei mari Adriatico e Jonico. Le multinazionali potranno tranquillamente trivellare le nostre coste, da Taranto alle Isole Tremiti, con effetti devastanti per l’economia locale (pesca e turismo soprattutto), modificando per sempre la bellezza dell’ ambiente marino (e non solo), con seri rischi per la nostra salute.


Ci riguarda molto da vicino anche ciò che lo Sblocca-Italia comporterà in Basilicata, regione già colpita dall’illusione del petrolio. Secondo diversi studi, l’attività d’ estrazione petrolifera sta inquinando l’invaso del Pertusillo, una fonte d’acqua che rifornisce anche l’Acquedotto Pugliese. Vi si registrano infatti grandi quantità d’ idrocarburi e metalli pesanti, come l’alluminio. In aggiunta a questo scenario, il progetto Tempa Rossa, fortemente voluto dalla Total, oltre alle trivellazioni a ridosso di una zona protetta, prevede che sia la raffineria Eni di Taranto a lavorare il petrolio grezzo (la Regione Puglia ha sciaguratamente già concesso i permessi per il potenziamento della raffineria con l’aumento delle emissioni). 
Ovvero, più cemento per allargare il porto cui attraccheranno le navi per portare via il petrolio e, soprattutto, aumento dell’inquinamento in una città già violentata dalla presenza dell’Ilva.


Il Coordinamento partecipa allo sciopero sociale del #14N per denunciare tali scelte e chiedere l’abrogazione degli artt. incriminati. 
Questo Medioevo della società contemporanea deve terminare!


martedì 11 novembre 2014

Contro lo Sblocca Italia il Coordinamento NOTRIV Molfetta scende in piazza il #14N


Lo Sblocca Italia è stato definitivamente convertito in legge al Senato a colpi di fiducia, ignorando le modifiche sollecitate dalle reti e dai comitati di cittadini. 

Le nuove norme incentivano un'economia dipendente dai combustibili fossili favorendo trivellazioni e mettendo a rischio la salute dei territori e delle comunità.

Nella nostra regione vi sono già quattro istanze per giacimenti di idrocarburi nell'Adriatico da parte della multinazionale Global Petroleum Limited, mentre nello Jonio la Global Med Llc minaccia di avviare nuove ricerche a pochi km dalle coste di Leuca.
Le conseguenze scellerate di tale modello energetico sono ben visibili nella vicina Basilicata, dove le contaminazioni da idrocarburi dovute ai pozzi in Val d’Agri giungono sino all’invaso del Pertusillo, bacino che fornisce di acqua potabile l’assetata Puglia.

Per rivendicare il nostro diritto al futuro basato su uno modello di sviluppo sostenibile e una gestione democratica dei territori il Coordinamento NOTRIV Molfetta aderisce allo SCIOPERO SOCIALE del 14 novembre.

Appuntamento in Piazza Umberto a Bari venerdì 14 alle ore 10. 



Laboratorio per l'organizzazione dello Sciopero Sociale a Bari