domenica 27 settembre 2015

Alcune precisazioni sul referendum delle Regioni [di Enzo Di Salvatore]

Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale dell'Università di Teramo e membro del Coordinamento Nazionale NoTriv chiarisce alcuni dubbi in merito ai referendum notriv abrogativi dell'art.35 del "Decreto Sviluppo" e di alcune parti dell'art.38 dello "Sblocca Italia". 




In che senso il referendum sull’art. 35 del decreto sviluppo del 2012 riguarderebbe anche quelle Regioni che non siano al momento interessate da procedimenti in corso per il rilascio dei permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione di idrocarburi?

Nel 2010, a seguito del disastro petrolifero occorso nel Golfo del Messico, il Governo Berlusconi aveva introdotto nel Codice dell’ambiente una norma con la quale si vietavano la ricerca e l’estrazione del petrolio entro le cinque miglia marine. Questo divieto aveva ad oggetto due ipotesi diverse: le attività petrolifere future e i procedimenti amministrativi non ancora conclusi con il rilascio di un permesso di ricerca o di una concessione di coltivazione. In presenza di un’area marina o costiera protetta, il divieto avrebbe interessato il tratto di mare prospiciente la costa per dodici miglia marine.
Due anni dopo, il Governo Monti interveniva nuovamente sul punto e con l’art. 35 del decreto sviluppo estendeva quel divieto fino alle dodici miglia marine ovunque, facendo, tuttavia, salvi i procedimenti bloccati dal Governo Berlusconi. A seguito di ciò, il Ministero dello sviluppo economico riavviava tutti i procedimenti bloccati: venticinque progetti in tutto, ai quali nel prossimo futuro se ne aggiungeranno altri, come quelli relativi alle attività di prospezione che effettuerà la società Spectrum Geo: un progetto enorme destinato ad esplorare i fondali del mare Adriatico per 30.000 chilometri quadrati e che, terminata la fase della ricerca, verrà ulteriormente “spacchettato” in numerosi progetti di estrazione.
Il quesito referendario sull’art. 35 del decreto sviluppo ha ad oggetto la normativa introdotta dal Governo Monti, con la quale si è rimosso il divieto stabilito dal Governo Berlusconi: esso, pertanto, riguarda solo le attività ancora da autorizzare e non anche le attività già autorizzate.
Tale quesito, invero, interessa anche i tratti di mare di quelle Regioni che al momento non sono interessate da procedimenti in corso, giacché il risultato complessivo che discenderebbe dalla volontà popolare manifestata attraverso il referendum sarebbe quello di non volere né nuove ricerche né nuove estrazioni di idrocarburi entro le acque territoriali. A seguito di un eventuale esito positivo del referendum, il Parlamento o il Governo non potrebbero, infatti, né reintrodurre la norma che consente ai procedimenti in corso di concludersi né rimuovere il limite, applicabile ovunque, della ricerca e dell’estrazione entro le dodici miglia marine: l’obiettivo del quesito proposto è esattamente quello di far sì che il divieto di estrarre idrocarburi entro le acque territoriali sia assoluto. Come la Corte costituzionale ha più volte precisato (v. ad es. sentenza n. 199 del 2012), il Legislatore successivo non può ledere la volontà popolare espressa attraverso la consultazione referendaria, ponendo nel nulla e vanificando l’effetto utile che dalla stessa discenderebbe. Diversamente – e cioè qualora non si arrivasse ad un pronunciamento popolare di segno positivo – la rimozione del divieto sarebbe in ogni momento possibile.

Quali Regioni sarebbero interessate dall’abrogazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia?

Oltre all’abrogazione referendaria dell’art. 35 del decreto sviluppo, le Regioni propongono di abrogare anche alcune disposizioni dell’art. 38 dello Sblocca Italia. Non si tratta di una proposta finalizzata ad un’abrogazione totale di tale articolo, in quanto, alla luce dell’orientamento seguito dalla Corte costituzionale, ciò non sarebbe ammissibile.
I quesiti proposti investono principalmente la “questione democratica”, ossia la partecipazione delle Regioni alle decisioni assunte dallo Stato sia in fase di pianificazione delle attività sia in ordine ai singoli progetti di ricerca ed estrazione degli idrocarburi. Esse interessano tutte le Regioni ed anche gli Enti locali; in quest’ultimo caso, in relazione al rilascio dell’intesa da parte della Conferenza unificata sul “piano delle aree”, che dovrà stabilire dove si potranno effettuare la ricerca e l’estrazione nel nostro Paese.
Nello Sblocca Italia si legge che «le disposizioni del presente decreto sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione». Per parte sua, l’art. 38 dello Sblocca Italia stabilisce chiaramente che il «titolo concessorio unico» sia accordato «con decreto del Ministro dello sviluppo economico, previa intesa con la regione o la provincia autonoma di Trento o di Bolzano territorialmente interessata». Il riferimento alle Province autonome di Trento e Bolzano lascia, appunto, intendere che la disciplina del procedimento trovi applicazione anche alle Regioni a Statuto speciale.

Cosa accade se nel frattempo il Parlamento o il Governo dovessero intervenire e modificare la normativa oggetto di referendum?

Qualora il Parlamento (con legge) o il Governo (con decreto-legge) dovessero intervenire e abrogare le singole disposizioni oggetto di referendum, il referendum non avrà più corso. La Corte costituzionale, con sentenza n. 68 del 1978, ha, tuttavia, chiarito che se l’abrogazione di tali disposizioni non dovesse corrispondere nella sostanza a quella proposta con il referendum, il referendum si celebrerà comunque ed avrà ad oggetto la nuova normativa.

Qual è il rapporto che corre tra il referendum e i ricorsi promossi dalle Regioni dinanzi alla Corte costituzionale sull’art. 38 dello Sblocca Italia?

Il referendum promosso dai Consigli regionali e i ricorsi presentati dalle Regioni alla Corte costituzionale hanno entrambi ad oggetto solo alcune disposizioni dell’art. 38 del decreto Sblocca Italia; essi si muovono, tuttavia, su piani differenti: il referendum agisce sul piano del merito (politico) delle scelte effettuate dal Legislatore; i ricorsi sul piano della legittimità costituzionale di quelle scelte.
Il fatto che siano ancora pendenti i ricorsi davanti al giudice costituzionale non rende inutile il referendum delle Regioni. Può darsi che la Corte consideri le norme impugnate illegittime o può darsi che le consideri perfettamente legittime. Ma in nessuno dei due casi il referendum resterebbe privo di significato. Solo parzialmente,infatti, le norme impugnate coincidono con il referendum deliberato: i quesiti proposti possiedono una propria ragion d’essere “unitaria”, in quanto incidono, più in generale, su ogni decisione relativa alla ricerca e all'estrazione degli idrocarburi; persino sulla partecipazione delle Regioni alle decisioni in ordine alle attività strumentali alla ricerca e all'estrazione. Uno dei quesiti proposti investe, ad esempio, la legge n. 239 del 2004 di riordino del settore energetico, che non è stata (non poteva esserlo) fatta oggetto di impugnazione davanti alla Corte.

Qual è il rapporto che corre tra il referendum delle Regioni e la revisione del Titolo V della Costituzione attualmente in itinere?

La revisione del Titolo V della Costituzione attualmente in itinere si propone, tra le altre cose, di modificare anche il riparto della competenza legislativa tra lo Stato e le Regioni, riconducendo all’esclusiva competenza dello Stato la disciplina dell’energia. Fermo restando che al momento non è possibile conoscere l’esito del procedimento di revisione costituzionale, l’eventuale riconduzione della materia energetica alla competenza esclusiva dello Stato non renderebbe superfluo il referendum. La normativa che restasse in piedi a seguito di un esito positivo del referendum abrogativo non sarebbe di per sé illegittima: è una scelta dello Stato (in questo caso del corpo elettorale) prevedere che alle decisioni dello Stato in fatto di energia partecipino anche le Regioni e gli Enti locali. Certo, a seguito della revisione costituzionale (se supererà indenne il referendum previsto dall’art. 138 della Costituzione, si intende) il Parlamento potrebbe anche stabilire che le Regioni e gli Enti locali non debbano più partecipare alle decisioni assunte dallo Stato in materia di ricerca ed estrazione degli idrocarburi; ma per stabilire ciò occorrerebbe, appunto, una nuova legge, che modifichi l’esito referendario. Il che, mentre non costituirebbe un problema in relazione ad una eventuale pronuncia di illegittimità della Corte costituzionale sullo Sblocca Italia (essendo il quadro costituzionale ormai cambiato), lo sarebbe, però, in relazione all'esito referendario: Il Titolo V riscritto non vieta né impone che lo Stato possa continuare a coinvolgere gli Enti territoriali. Ragion per cui, sebbene conforme al nuovo Titolo V, una decisione dello Stato che escludesse successivamente con legge le Regioni e gli Enti locali dalle decisioni in materia di energia annullerebbe chiaramente l'eventuale esito positivo del referendum. E questo costituirebbe un problema: sia giuridico (che investe, come sempre, il problema dei limiti dell'intervento del Legislatore successivo all'esito referendario) sia politico. La Corte costituzionale, come si è detto, è stata chiara: non si può successivamente reintrodurre una norma abrogata per via referendaria perché altrimenti resterebbe vanificato l'esito referendario.



foto di Francesco Delia - R.A.S.P.A
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venerdì 25 settembre 2015

Oltre il Referendum: Pertusillo e Tempa Rossa.




Martedì 22 settembre 2015 la Regione Puglia si è riunita in Consiglio in seduta monotematica sulle trivellazioni, così com’è era stato annunciato dal governatore Emiliano il 18 settembre durante la Conferenza delle Regioni del Sud presso la Fiera del Levante.

All’ordine del giorno la richiesta di un referendum abrogativo, proposta dal Coordinamento Nazionale NoTriv, dell’art. 35 del “Decreto Sviluppo” del 2012 - che riattiva le procedure, per le istanze presentate sino al 2010, per la ricerca e prospezione di idrocarburi in mare entro le 12 miglia marine - e di alcune parti dell’art. 38 dello “Sblocca Italia”del 2014 - che di fatto esautora le Regioni del potere decisionale e legislativo nelle politiche energetiche -, su cui il Consiglio Regionale si è espresso all’unanimità in maniera favorevole.

Leggiamo quanto sta avvenendo in questi giorni come un segnale positivo, soprattutto per i movimenti. Pur trovandosi, infatti, ad agire in uno scenario asfittico e desolante, dimostrano di avere ancora la capacità di incidere sulle scelte politiche istituzionali, nel momento in cui, però, si fanno portatori di istanze radicali all’interno di mobilitazioni costruite dal basso.

Proprio per questo, così come ribadito prima nella piattaforma e successivamente anche nella e dall’assemblea del presidio #18S_NOTRIV, riteniamo che questo referendum debba essere SOLO una delle vertenze, che va ad affiancarsi a quelle specifiche di ciascun territorio, della lotta contro le trivellazioni.

Tra le richieste del Coordinamento NoTriv Terra di Bari, protocollate il 25 agosto presso la Regione Puglia e consegnate ai governatori del Sud alla Fiera della Levante, ne sono presenti due ineludibili e fondamentali che hanno per oggetto le analisi delle acque del Pertusillo e il blocco di Tempa Rossa a Taranto.

Perché chiediamo che la Regione Puglia si attivi affinché le autorità competenti effettuino dei controlli ripetuti sulle acque di un lago lucano?

Il lago del Pertusillo è un bacino idrico-potabile che rifornisce anche l’Acquedotto Pugliese, alimentando la Puglia centro-meridionale (Taranto, Brindisi e Lecce) e settentrionale (le aree del barese) interconnettendosi, nel nodo idraulico Gioia - Bari, con le acque del Sele, che proviene dalla Campania.
È situato a soli circa 10 km dal Centro Oli di Viggiano nella zona della Val D’Agri (Potenza), “il più grande giacimento on-shore dell’Europa occidentale”, come la definisce la stessa ENI che in quest’area gestisce la quasi totalità delle estrazioni petrolifere e gassose.

Nel 2010 in questo lago, in seguito ad una morìa di pesci, sono state effettuate analisi che hanno prodotto dei dati allarmanti, evidenziando un inquinamento sia biologico che chimico. È stata riscontrata la presenza di idrocarburi e metalli pesanti - alluminio, bario, cadmio, manganese, piombo, nichel, ferro - alcuni dei quali utilizzati nelle stesse attività estrattive. Tutte sostanze che non dovrebbero in alcun modo trovarsi in bacino a destinazione d’uso potabile.

La Regione Basilicata e l’ARPAB (Agenzia Regionale per l’Ambiente della Basilicata) da subito hanno minimizzato e rassicurato sull’appartenenza del Pertusillo alla categoria A2 (trattamento fisico e chimico: normale e disinfezione).

Peccato che il monitoraggio e la relativa pubblicazione sul sito dell’ARPAB sia ferma al 2012!  E peccato, soprattutto, che il Piano di monitoraggio ambientale in Val d’Agri sia stato realizzato e redatto assieme all’ENI, ovvero lo stesso soggetto che deve, o dovrebbe, essere sottoposto ai controlli. [http://www.eni.com/eni-basilicata/news/2015/2015-06-06-primo-workshop.shtml]

A rassicurare i pugliesi ci ha invece pensato Vito Palumbo, responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne di AQP, affermando in un’intervista televisiva che il «potabilizzatore non preleva l’acqua in superficie o nel fondo, ma ad un livello intermedio dove l’acqua è migliore».

Alla luce di una nuova ondata di morìa di pesci verificatasi quest’estate, che qualcuno ha provato a spacciare come conseguenza del troppo caldo, e di nuove analisi che sono state effettuate e che rilevano la presenza di idrocarburi e di sostanze cancerogene negli stessi pesci [http://basilicata.basilicata24.it/cronaca/pesci-pertusillo-contaminati-16-idrocarburi-diversi-metalli-pesanti-microcisti-18487.php], crediamo che la Regione Puglia debba impegnarsi nel tutelare la salute dei propri cittadini.

Non dare seguito alla nostra richiesta, più che mai legittima, di effettuare ripetuti controlli per verificare la presenza di idrocarburi e metalli pesanti nell’acque del Pertusillo e in quelle che arrivano nelle case dei pugliesi, rendendo pubblici e consultabili i dati, sarà una responsabilità politica pesantissima.

Un’altra questione ci lega alla Basilicata ed è Tempa Rossa: un giacimento di idrocarburi situato nell’Alto Sauro, tra il parco regionale di Gallipoli Cognato e il Parco Nazionale del Pollino, un progetto che prevede lo stoccaggio a Taranto del petrolio lucano estratto dalle compagnie Total, Shell e Mitsui.

Nell’ottobre del 2001 viene costruito un oleodotto di 136 km che collega il Centro Oli di Viggiano con la Raffineria Eni a Taranto.

NEL 2011 viene messo a punto un piano di potenziamento di Tempa Rossa, atto ad aumentare la quantità giornaliera di barili e di gas prodotta, che coinvolge sia la Basilicata (aumento del numero di pozzi di estrazione, costruzione di un altro centro di trattamento oli) sia la Puglia (il prolungamento del pontile già in uso all’Eni di Taranto e l’adeguamento dei servizi ausiliari asserviti al pontile la costruzione di due nuovi mega serbatoi; costruzione di una nuova linea di trasferimento del greggio dai nuovi serbatoi al nuovo pontile; costruzione di un nuovo impianto pre-raffreddamento; la fabbricazione di due nuovi impianti di recupero vapori).

Un progetto che le compagnie petrolifere millantano essere a impatto zero, ma che invece andrebbe evidentemente ad incrinare ulteriormente gli equilibri alquanto fragili di entrambi i territori.

Durante la conferenza di servizi del 17 luglio 2014 con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Puglia guidata da Nichi Vendola ufficializza il via libero al progetto, ignorando completamente sia il parere contrario espresso del Consiglio Comunale di Taranto sia il parere sfavorevole dell’ARPA.

«Gli impianti sorgeranno in un’area in cui la precedente caratterizzazione aveva evidenziato alcuni superamenti sia per il terreno che per la falda. […] L’esercizio di questi impianti comporterà un aumento delle emissioni diffuse pari a 10 tonnellate/anno che si aggiungeranno alle 85 tonnellate/anno (con un incremento del 12%). […] Vista la situazione di criticità ambientale di Taranto questa Agenzia ha evidenziato la perplessità di realizzare un simile impianto in quanto lo stoccaggio del greggio, che verrà mantenuto ad una temperatura di 40 gradi, comporterà la emissione di composti organici volatili, tra cui anche gli Ipa» [Parere dell’ARPA Puglia del 29 marzo 2011]

La decisione, però, espressa dall'allora governatore Vendola sembra non essere condivisa dall'intera giunta. Viene convocata con un’urgenza la Commissione Ambiente della Regione Puglia e ad ottobre del 2014 la giunta approva una delibera per chiedere il riesame del decreto ministeriale con cui è stata concessa la Valutazione di Impatto Ambientale – Autorizzazione Integrata Ambientale (DM 573/2011). 

Il Comune di Taranto con una delibera del 5 novembre del 2014 ha provato ad opporsi al colosso del petrolio, escludendo dalla variante al piano regolatore del porto le due opere di Tempa Rossa - allungamento del pontile petroli e costruzione di due serbatoi di stoccaggio -, atto prontamente impugnato dall’Eni e accolto dal TAR di Lecce con sentenza del 17 giugno 2015.

È notizia di oggi che il progetto sembra aver subito un momentaneo arresto. La Total annuncia un taglio degli investimenti per il giacimento in Basilicata a causa del persistente andamento negativo della quotazione del petrolio.

Per quanto ci faccia tirare un sospiro di sollievo, non incide rispetto alle richieste che poniamo alla Regione Puglia. 

Ricordiamo, infatti, che Il progetto Tempa Rossa, per il quale è stato approvato il 20 febbraio 2015 dal Ministero dell’Ambiente un apposito provvedimento per accelerarne i lavori, è stato dichiarato dal governo un’opera strategica a livello nazionale, tanto da far inserire nell’ultima legge di Stabilità del 2015 un emendamento che di fatto mette al riparo Tempa Rossa nella sua interezza, sbloccando “l'effettiva realizzazione dei progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi" e semplificando le procedure in merito alle infrastrutture necessarie allo sfruttamento del greggio.

Il progetto è stato solamente rinviato, la multinazionale francese ha affermato che i lavori riprenderanno nel 2017. Non possiamo certo permettere che le nostre vite possano dipendere dagli andamenti del mercato.

La Regione Puglia deve fare tutto quanto di sua competenza per bloccare l’ampliamento di TEMPA ROSSA!

Queste politiche, scellerate e miopi, porterebbero Taranto, città che ormai da decenni subisce i danni della devastazione ambientale prodotta dalle industrie, completamente al collasso; andrebbero ad  incrementare un inquinamento, già presente allo stato attuale, delle falde acquifere e dei terreni lucani. 

Taranto e la Basilicata sono il simbolo di un modello di sviluppo vecchio, privo di prospettive, che continua ad ingannare le popolazioni con il ricatto del lavoro.

Sia il Pertusillo che Tempa Rossa fanno emergere un elemento importante: la Puglia sta già vivendo le inevitabili conseguenze delle trivellazioni, seppur di quelle che avvengono su terra ed in una regione a noi vicina, la Basilicata.

I territori sono tra loro interconnessi, l’inquinamento ambientale e tutto ciò che questo comporta non conosce di certo confini.


foto di Felisiano Bruni  (Rumore Collettivo)
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martedì 22 settembre 2015

Regione Puglia: delibera all'unanimità per il referendum "NO TRIV"



Sotto pressione dei "comitatini", anche la Puglia ha deliberato all'unanimità l'indizione del referendum abrogativo dell'art.35 del "Decreto Sviluppo" e alcune parti dell'art.38 dello "Sblocca Italia".
I cittadini italiani potranno finalmente avere voce in capitolo sulle trivellazioni petrolifere e quindi sul modello di sviluppo che si vuol dare ai territori.
Pur esprimendo grande soddisfazione per il primo passo fatto, il Coordinamento No Triv Terra di Bari vuole ricordare a tutt* che questo "È SOLO L'INIZIO"!

Coordinamento NoTriv - Terra di Bari


Le conclusioni del Governatore Michele Emiliano 
sul dibattito portato avanti dai gruppi consiliari.


Il momento del voto in Consiglio 

L'edizione del TGR Puglia del 22/09/2015 - ore 14: 


foto e video di Rosanna Rizzi

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lunedì 21 settembre 2015

Croazia: "Il Governo Centrale agisce silenziosamente per approvare i piani di trivellazione in mare"

Appello di Sam Evich portavoce di  Clean Adriatic Sea Alliance 





"Il Governo Centrale Croato, approfittando della crisi umanitaria e dell'afflusso dei rifugiati sul proprio territorio, sta facendo passare in silenzio i propri piani di trivellazione nell'Adriatico.
Non vi sono comunicazioni con i media, non vi sono informazioni sui siti istituzionali, tranne sul nostro profilo twitter [https://twitter.com/CleanAdriatic], ma quello che è certo è che giovedì prossimo, 24 settembre 2015, è pronto a firmare tutti i contratti relativi alle prospezioni in Adricatico, con INA, ENI e MedOilGas, oltre ai contratti su terra ferma.
Quando ho sentito la notizia mi sono sentito male. Ciò che rende questo momento ancora peggiore è che il popolo croato non è stato informato adeguatamente durante il processo di ricerca e il progetto continua ad andare avanti, senza che la maggior parte della popolazione ne conosca i dettagli.
CASA ha lavorato quasi ininterrottamente per 2 anni, e anche se mancano solo 3 giorni a giovedi, tutti hanno lavorato troppo duramente per appendere ora le scarpe al chiodo. Indipendentemente dal risultato, vogliamo farvi sapere che c'è ancora la speranza incrollabile di andare avanti.
Se ci credete anche voi e vi sentite inclini ad agire per fermare questa follia, vi chiedo di agire prima di giovedì, di intraprendere qualunque azione possa accendere una scintilla per alimentare il fuoco di cui abbiamo bisogno.
Se non mostrerà i suoi frutti giovedi, lo farà poco dopo.
Pertanto, nonostante sarà difficile rompere il silenzio dei media, vi preghiamo di continuare a condividere e a ritwittare i nostri post con quanta più gente possibile.
Per chiunque tra voi abbia contatti influenti, connessioni di alto profilo, chiunque essi siano nella società, vi preghiamo di contattarli ADESSO.
Ad esempio, sentitevi liberi di condividere questa lettera al Papa scritta da diversi cittadini del mondo: http://bit.ly/1CtJi2t
Se il Papa spendesse pubblicamente qualche parola contro le trivellazioni nell'Adriatico, immaginiamo che avrebbe un certo effetto sulla popolazione, sul paese, sui suoi leader.
Se avete suggerimenti ed idee, siete invitati a condividerle su twitter con un messaggio privato al profilo @CleanAdriatic.
Grazie per la vostra attenzione e per il vostro sostegno.
Spero che potremo agire insieme per proteggere il mare Adriatico.
Cordiali saluti,
Sam Evich
Fondatore di Clean Adriatic Sea Alliance"

foto di Felisiano Bruni
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domenica 20 settembre 2015

REFERENDUM NOTRIV: È SOLO L'INIZIO


COMUNICATO STAMPA DELL'ASSEMBLEA DELLA MOBILITAZIONE INTERREGIONALE #18S_NOTRIV - Bari, Fiera del Levante, 18 settembre 2015


Il 18 settembre 2015 in concomitanza con la Conferenza delle Regioni del Sud sul tema delle trivellazioni, a cui hanno partecipato i Presidenti di Regione Puglia, Basilicata, Calabria, Marche, Molise e Abruzzo presso la Fiera del Levante di Bari, si è svolta fuori dalla stessa Fiera la manifestazione interregionale  #18S_NOTRIV, promossa da comitati e associazioni notriv che, nei giorni precedenti, in vista dell’evento, avevano sottoscritto una piattaforma comune.

Al presidio, che sin dalla mattina Prefetto e forze dell’ordine avevano tentato di tenere relegato su un marciapiede lontano dall'ingresso della Fiera, hanno preso parte circa 300 esponenti di realtà provenienti da Puglia, Basilicata e Calabria.
Nonostante l’implacabile calura, la manifestazione, vivace e colorata che ha visto la partecipazione di un simpaticissimo “servizio d’ordine” di clown army, si è spostata, con striscioni, bandiere, altoparlanti, verso l’ingresso della Fiera, ignara dello schieramento in assetto offensivo della polizia.

Mantenendo una costante attività di trattativa, la manifestazione ha insistito per poter delegare almeno due portavoce per ognuna delle regioni presenti, riuscendo alla fine però ad esprimerne tre, ottenendo in questo modo un canale di rappresentanza diretto del presidio.

I delegati di Puglia, Basilicata e Calabria hanno partecipato, assieme a Carmela La Padula, referente del Coordinamento Nazionale NoTriv, al vertice e alla successiva conferenza stampa. Hanno preso la parola davanti a tutti i delegati delle associazioni - Greenpeace, WWF, Legambiente - e comitati pugliesi già presenti in sala, e alla stampa locale e nazionale, spiegando le ragioni del presidio.

L’obiettivo che ci si era posti è stato raggiunto, ovvero consegnare alle istituzioni presenti i documenti redatti dalle realtà territoriali delle varie regioni presenti e non: la piattaforma della manifestazione, sottoscritta da 64 realtà; le richieste del Coordinamento NoTriv Terra di Bari, già protocollate presso la Regione Puglia il 25 agosto scorso; gli appelli del Coordinamento NoTriv Basilicata e del Comitato popolare NoTriv Licata.

Al termine del presidio e dell'incontro con i Presidenti di Regione, si è tenuto all’esterno della Fiera del Levante un momento organizzativo e di riflessione che ha permesso di arrivare ad alcune conclusioni e proposte.

Tutti i partecipanti hanno valutato positivamente il fatto che 9 regioni (ad oggi siamo già a 12 e la Basilicata ha già deliberato) abbiano finalmente calendarizzato, a seguito delle tante mobilitazioni sviluppatesi sul territorio nazionale, la votazione nei rispettivi consigli regionali delle delibere per la richiesta di consultazione referendaria per abrogare l’art.35 del "Decreto Sviluppo" e alcune parti dell’art.38 dello “Sblocca Italia”. Sottolineando, però, la preoccupazione per la posizione del Presidente della Regione Calabria che, avendo stabilito il proprio Consiglio Regionale in data 28 settembre e, nonostante l'apertura durante la conferenza ad anticipare lo stesso, sembra non aver compreso appieno i tempi e le prassi procedurali.
Ora più che mai quindi, si evidenzia la necessità di mantenere alta l’attenzione lanciando presidi fuori dai consigli regionali, calendarizzati e non, per blindare politicamente la delibera.

Si è inoltre convenuti sul fatto che la nostra azione politica non possa e non debba in nessun caso appiattirsi sui referendum, ma che si debba continuare con determinazione ad allargare e a rafforzare una rete interregionale inclusiva, che sappia ancor più radicare il riconoscimento sul territorio delle assemblee aperte e costruite dal basso, quali luoghi di confronto e di decisione strategica, in grado di rilanciare  e connettere le innumerevoli vertenze territoriali.

Infatti, la stessa piattaforma della manifestazione non rivendicava solo la necessità dei referendum e delle consultazioni transfrontaliere con gli altri Paesi del Mediterraneo, ma constava anche di altri punti fondamentali: la tutela e la valorizzazione dell’acqua, dell’agricoltura, della pesca, del turismo, e della salute delle popolazioni, iniziando dai controlli sulle acque dell’invaso del  Pertusillo; il blocco dell’ampliamento della raffineria dell’Eni di Taranto in cui viene stoccato il greggio di Tempa Rossa; la presenza delle cosiddette “navi dei veleni” nell'area ionica calabrese.

Un'altra considerazione va fatta, invece, sul tentativo da parte dei Presidenti di Regione di purificare questa importante calendarizzazione di ogni legittimità politica e di ogni significato oppositivo nei confronti dell'attuale Governo Renzi, di fatto il titolare dell'ansia distruttrice e di accreditamento lobbistico, svelata attraverso le varie autorizzazioni a procedere con le attività di ricerca e prospezione. Ci sembra, infatti, ipocrita e strumentale l’atteggiamento di chi riconosce il problema, si impegna per arginarlo ma non individua i responsabili di questa scelta anacronistica e priva di ogni rispetto dei territori, delle loro peculiarità e dei loro diritti a scegliere il modello più congeniale di sviluppo.

Il risultato politico della giornata del 18 Settembre alla Fiera del Levante è di certo di rilevante spessore, foriero di possibili cambiamenti non solo nelle strategie di comunicazione mediatica, ma riguardanti il riconoscimento oggettivo dell’azione propositiva dei movimenti, che sul terreno dei beni comuni hanno saputo aprire nel nostro Paese, nell'ultimo decennio, uno spazio di ricomposizione sociale ineludibile che in questo momento deve sapersi dotare di una capacità programmatica matura in grado di indicare una concreta prospettiva di transizione a modelli cooperativi e decentrati di produzione e di gestione dell’energia necessaria da rinnovabile pulito.

Si tratta di una sfida di alto profilo, che non ha nulla a che vedere con le valutazioni di merito (che pur devono essere approfondite e mai abbandonate!) degli opportunismi, delle ipocrisie politiciste, tipiche dei voltagabbana carrieristi di partito.
A Bari è venuto a compimento un fatto di portata storica nel nostro Paese. Non dobbiamo sottovalutare che ciò accade in un contesto di cortocircuito tra decisionalità e decisionismo; tra crisi e liberismo; tra cancellazione delle prerogative costituzionali e centralizzazione autoritaria dei poteri statali nelle mani di uno spregiudicato esecutivo.
Dovremo decidere quale piattaforma e quali strategie adottare, considerando che non ci troviamo certo a dover affrontare, nei prossimi mesi e nei prossimi anni a venire, questioni di tipo “soltanto” ambientale.

Dopo il 30 settembre quindi, al netto delle delibere e del deposito dei quesiti referendari da parte delle rispettive Regioni, le varie realtà e associazioni e singoli che sostengono e hanno sostenuto la proposta referendaria del Coordinamento Nazionale No Triv, si sono autoconvocate, in data e luogo da stabilirsi, in un’assemblea interregionale. Anzitutto, per valutare quanto accaduto, i possibili tentativi di “aggiramento” sempre in agguato da parte di una  compagine  politica adusa al rovescio ed ai doppiogiochismi; nonché per approntare e rafforzare un percorso a medio e lungo periodo congiunto e partecipato.
Si è pensato ad un luogo che sia contemporaneamente il più baricentrico possibile e, soprattutto, emblematico degli attuali sviluppi della vicenda estrattiva.


assemblea mobilitazione #18S_NOTRIV



foto di Felisiano Bruni
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giovedì 17 settembre 2015

DOMANI #18S_NOTRIV!


Il 22 settembre si terrà il Consiglio Regionale monotematico della Puglia per deliberare sui quesiti referendari riguardanti l'art. 35 del Decreto Sviluppo del 2012 e l'art. 38 del decreto - legge Sblocca Italia. 

Per questo motivo la mobilitazione del 18 settembre assume un valore ancor più importante. 

È necessario che tutti partecipino e facciano sentire la propria voce per far sì che non vi sia alcun passo indietro o che vi sia il rischio di mancanza del numero legale.

Rilanciamo il 18 settembre la proposta di presidiare la sede della Regione Puglia durante la giornata del 22 settembre, per ribadire il nostro NO alle trivellazioni e a tutte le scelte politiche che mettono a grave rischio i beni comuni delle regioni e la salute dei cittadini. Ringraziamo anche tutti gli artisti che hanno aderito alla mobilitazione e che parteciperanno al presidio come Carolina Da Siena e Antonello Papagni, oltre a coloro che hanno espresso dai palchi estivi il messaggio No Triv. 

Tutti hanno contribuito a creare quella massa critica che ha costretto la Regione Puglia ad indire il Consiglio regionale.

Ora tocca a noi!

Il presidio avrà inizio alle ore 10.00  all'ingresso Italo - Orientale della fiera del Levante, di fronte al C.U.S.

lunedì 14 settembre 2015

Aggiornamenti dalla Croazia - 14 settembre 2015

NOTIZIE PREOCCUPANTI DALLA CROAZIA, grazie agli amici di NAŠ Jadran

AVVISO IMPORTANTE!
Il Ministero dell'Economia della Croazia oggi alle 14:09 ha annunciato due nuove consultazioni pubbliche per ricerca idrocarburi nell'Adriatico sul suo sito web:
https://esavjetovanja.gov.hr/ECon/Dashboard:
> Consultazione sulle normative. INDAGINE DI INCIDENTI RILEVANTI legati a esplorazione e sfruttamento di idrocarburi off-shore
https://esavjetovanja.gov.hr/ECon/MainScreen?entityId=1982
> Consultazione sul regolamento per la creazione di un coordinamento per la sicurezza delle esplorazioni offshore per sfruttamento di idrocarburi
https://esavjetovanja.gov.hr/ECon/MainScreen?entityId=1985
I media di regime, naturalmente, non hanno detto nulla di tutto ciò!
Basta esaminare il primo regolamento, in particolare l'articolo 1, per capire che tipo di operazioni gravi e pericolose stiano mettendo in atto! Lo sappiamo tutti, ma i responsabili ci hanno assicurato così tante volte, attraverso una battente propaganda, che con queste norme non c'è "nessun motivo di preoccupazione"; "Siamo un paese intelligente, a noi non può succedere', che il progetto rispetta gli "ELEVATI STANDARD DI PROTEZIONE DELL'AMBIENTE E DELLA NATURA, in conformità con le migliori prassi a livello mondiale", che è necessario esplorare e trivellare l'Adriatico per verificare se i suoi fondali nascondano miliardi, solo dopo i CITTADINI potranno decidere se vogliono o meno lo SFRUTTAMENTO delle risorse petrolifere ed una serie di altri ripugnanti nonsense...
Sappiamo fin troppo bene quali siano le conseguenze delle pratiche petrolifere, attraverso i tanti e gravissimi incidenti avvenuti in giro per il mondo, come la contaminazione irreversibile dell'ambiente di mari ed oceani. Non passa un mese senza che nuovi incidenti accadano, e stranamente sono sempre interessate le "migliori" compagnie petrolifere del pianeta - infatti quelle che hanno i maggiori profitti sono anche quelle più in alto nelle classifiche dei peggiori inquinatori e distruttori della natura e dell'ambiente!
Il regolamento stabilisce le condizioni, le procedure, i metodi e i poteri per indagare i gravi rischi associati all'esplorazione e allo sfruttamento di idrocarburi in mare aperto, al fine di:
a) consentire una rapida implementazione delle indagini per raccogliere prove ed informazioni al fine di una valutazione adeguata di incidenti rilevanti connessi all'esplorazione e allo sfruttamento off-shore di idrocarburi,
b) garantire la comunicazione tempestiva e accurata dei risultati delle indagini per avanzare proposte per migliorare la situazione, con lo scopo di aumentare la sicurezza nell'esplorazione e nello sfruttamento di idrocarburi, per la tutela dell'ambiente e della natura in mare aperto e riducendo il rischio di incidenti futuri legati alla esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in mare aperto.
Guardate questo:
Articolo 2
comma 3. E' richiesto lo studio di incidenti rilevanti connessi all'esplorazione e allo sfruttamento degli idrocarburi, con l'obiettivo primario di esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi off-shore, promuovendo la tutela dell'ambiente e della natura e riducendo i rischi di incidenti rilevanti futuri legati alla esplorazione e allo sfruttamento di idrocarburi in mare aperto. L'indagine viene effettuata per determinare le cause degli incidenti rilevanti connessi all'esplorazione e allo sfruttamento di idrocarburi al fine di prevenire o ridurre il rischio di reiterazione di gravi incidenti simili in futuro, e comprende la raccolta e l'analisi delle prove, la determinazione degli elementi causali e, nel caso, il back-up delle raccomandazioni.
comma 11. Tipologia di incidenti rilevanti in relazione alla struttura in mare aperto o a mezzi infrastrutturali correlati:
(A) incidente che coinvolge un'esplosione, un incendio, la perdita di controllo sui pozzi o il rilascio incontrollato di idrocarburi o di sostanze pericolose, e causa perdite di vite umane o lesioni gravi alle persone, o rischia di causare la perdita di vite umane o lesioni gravi, così come l'inquinamento e i danni su scala più ampia per l'ambiente in mare aperto e lungo la fascia costiera in seguito all'inquinamento.
(B) incidente che provoca danni rilevanti agli impianti offshore e alle infrastrutture, e causa così la perdita di vita o di lesioni gravi tra le persone, o rischia di causare la perdita di vita o di lesioni gravi, così come l'inquinamento e i danni su scala più ampia per l'ambiente in mare aperto e lungo la fascia costiera in seguito all'inquinamento.
(C) qualsiasi altro incidente che si traduca in perdita di vite umane o lesioni di cinque o più persone contemporaneamente, soggetti che si trovino sulla piattaforma in mare aperto, o in cui compare una fonte di pericolo per coloro che sono coinvolti nel lavoro in mare aperto, oltre all'inquinamento e ai danni all'ambiente su scala più grande nel campo offshore e nelle zone costiere a causa della contaminazione.
(D) l'evento che provoca o rischia di provocare notevole impatto negativo sull'ambiente in conformità con le normative di tutela ambientale derivante da incidenti di cui (A), (B) e (C).
Articolo 11
1.2. Questa sezione contiene informazioni di base per la definizione di un incidente rilevante; cosa, quando, dove e come avviene un grave incidente; e dichiara se vi siano eventuali morti, feriti, danni alle strutture off-shore, o inquinamento, ovvero conseguenze di un incidente rilevante.
(4). La Commissione verificherà tutto ciò che sarà inviato ENTRO 12 MESI DALLA DATA DELL'INCIDENTE. Se in quel momento non è possibile preparare la relazione finale, la Commissione deve fornire un resoconto intermedio.
Anche se sappiamo da molte esperienze precedenti che le osservazioni inviate alle consultazioni pubbliche, fatte salve le prescrizioni del Governo, del Ministero dell'Economia e dell'Agenzia per gli idrocarburi, segnano il progresso (più probabile nel caso di regolamenti prodotti da testi fotocopia tradotti o preparati direttamente dalle compagnie petrolifere), ci appelliamo ancora alla partecipazione di tutti i cittadini alla consultazione pubblica che ci sarà.
E' necessario rispondere bene, come un medico che lotti con la scienza per contrastare tale progetto! La scadenza per presentare osservazioni è il 14 ottobre mentre le risposte saranno pubblicate il 16 novembre 2015.
Non importa che le nostre osservazioni o quelle inviate durante la consultazione transfrontaliera dall'estero, siano state interamente o parzialmente respinte (presumibilmente "parzialmente accolte" e senza spiegazioni "accettate"), l'esperienza è stata per lo più positiva, poiché abbiamo aggiunto lavoro al lavoro, snervandoli, e quindi ritardando l'avvio del progetto.
Inoltre tale ritardo ha avuto anche alcuni sviluppi positivi, quali campagne di resistenza ed azioni da parte della popolazione, oltre a modifiche del prezzo di mercato del petrolio, per questioni internazionali.
Per loro, questa è solo una grezza e noiosa pratica amministrativa da sbrigare, e non gli importa se muoiono esseri viventi, cittadini o il nostro stesso bellissimo Mare Adriatico!
Allo stesso tempo questa è l'ennesima prova che le compagnie petrolifere e i politici corrotti non vogliono rinunciare a questo progetto pericoloso!
Grazie a Lani che ci ha inviato informazioni su questa nuova consultazione pubblica!

- Traduzione a cura del Coordinamento NoTriv - Terra di Bari -


domenica 13 settembre 2015

La parola ai consigli regionali



Venerdì 11 settembre, si è tenuta a Roma l’assemblea plenaria della Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali in cui si è affrontato il tema delle trivellazioni.

Tutte le regioni hanno convenuto all'unanimità sulla necessità di deliberare per i referendum abrogativi dell’art. 35 del Decreto Sviluppo del 2012 e degli artt. 37 e 38 della legge Sblocca Italia.

In questo modo si bloccherebbero tutte le concessioni date, a partire dal 2010, entro le 12 miglia marine (art. 35) e si annullerebbero gli effetti dirompenti delle concessioni per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi e del gas naturale e delle opere ad esse connesse, eliminando il loro carattere “strategico” ed il titolo concessorio unico, ovvero, la possibilità di trivellare in un solo passaggio subito dopo le prime indagini sotterranee (artt. 37 e 38).

La richiesta di deliberare inviata dal Coordinamento No Triv Nazionale e sottoscritta da più di 200 tra associazioni e movimenti territoriali e 100 personalità di rilievo del nostro Paese, è stata un’ulteriore spinta affinché si raggiungesse questo importante traguardo.

Apprendiamo dai comunicati ufficiali che martedì 15 settembre presso la Regione Puglia, si terrà la conferenza dei capigruppo per decidere il giorno in cui sarà convocato il consiglio regionale che delibererà sui quesiti referendari.

Come Coordinamento NoTriv – Terra di Bari chiediamo a tutte le forze politiche di dare un segnale forte alla Regione senza fare passi indietro.

Chiediamo anche che il Consiglio sia convocato quanto prima in sessione aperta, dando la possibilità a tutte le realtà che in questi anni si sono opposte alle trivellazioni di partecipare e portare la voce dei territori.

Noi rilanceremo quanto proposto dal Coordinamento Nazionale No Triv ai presidenti dei consigli regionali,nella manifestazione interregionale #18S_NOTRIV che si terrà venerdì 18 settembre alle ore 10.00 all’ingresso Italo-Orientale della Fiera del Levante. Anche perché, lo ricordiamo, le rivendicazioni della piattaforma della manifestazione non si limitano ai referendum, ma constano anche delle richieste alla Regione Puglia di effettuare maggiori controlli sulle acque provenienti dall’invaso del Pertusillo, essendo unico azionista di Aqp S.p.a., di revocare i permessi rilasciati dalla passata amministrazione all’Eni per l’ampliamento della raffineria di Taranto volta alla lavorazione del grezzo di Tempa Rossa, oltre a chiedere una consultazione transfrontaliera con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo

Chiederemo con maggior forza ai governatori delle Regioni del Sud lì riuniti, di attivarsi immediatamente per deliberare e di aprire un fronte contro le trivellazioni, che li veda concretamente impegnati con atti politici ed amministrativi che non lascino spazi a dubbi o porte aperte a futuri ripensamenti.   

Ovviamente vigileremo, pronti a mobilitarci quando la delibera sarà portata alla votazione nel consiglio regionale pugliese. 



illustrazione realizzata da Aladin Hussain Al Baraduni 
per il Coordinamento No Triv Terra di Bari
                                                          Siamo promotori del Copyleft, quindi puoi usare le immagini
 citando, però, la fonte e l'autore.

mercoledì 9 settembre 2015

Manifestazione #18S_NOTRIV - 18 settembre 2015 - Bari, Fiera del Levante



La locandina della manifestazione interregionale contro le trivelle #18S_NOTRIV che si terrà a Bari in concomitanza dell'incontro dei presidenti di regione sul tema delle trivellazioni, presso la Fiera del Levante il 18 settembre prossimo.

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A link seguente è possibile scaricare il materiale prodotto per la mobilitazione: locandine e volantini, in diversi formati, a colore e in b/n:  


A questo link è possibile leggere la piattaforma della manifestazione: 

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Diffondete e partecipate!




illustrazione realizzata dal Coordinamento No Triv Terra di Bari
ispirata alla locandina di Gil Shuler per il Dracula Ballet
e ad una campagna di comnunicazione di Oil Free Otautahi, 
organizzazione ambientalista contro le trivellazioni nei mari della Nuova Zelanda
animazione di Cooperativa Camera a Sud
                                                          Siamo promotori del Copyleft, quindi puoi usare le immagini
 citando, però, la fonte e l'autore.

martedì 8 settembre 2015

#AssediamoRenzi - 12/09/2015 - Fiera del Levante, Bari

Il Coordinamento No Triv – Terra di Bari aderisce alla manifestazione #AssediamoRenzi che si terrà sabato 12 settembre alla Fiera del Levante.

[EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/128807330799956/]


Lo fa perché condivide appieno tutte le istanze presentate nell'appello lanciato dall'assemblea delle realtà che lo hanno sottoscritto.

Ci sembra importante, in un momento così complesso del nostro Paese e della regione Puglia, ribadire la contrarietà agli assi portanti delle politiche di questo governo che, per molti punti di vista, portano a compimento quello smantellamento del welfare sociale intrapreso negli ultimi trent'anni.

Scendere in piazza per portare le istanze dei territori e legarle a questioni ampie come la “Buona Scuola”, il “Jobs Act”, lo “Sblocca Italia” e le politiche sull'immigrazione, è necessario per rimarcare la natura “eversiva” di queste leggi e di queste politiche.

Dobbiamo ripartire da una profonda critica delle politiche attuali a livello nazionale, europeo e mondiale, rimettendo al centro tutte quelle esperienze di mutualismo economico e sociale che possano permettere di uscire da una visione per cui ogni soggetto diventa merce di consumo.

La manifestazione #AssediamoRenzi deve essere il primo passo per ribadire l’autonomia dei territori rispetto alle scelte di sviluppo e energetiche, la nostra contrarietà alle imposizioni dall'alto.

Per questo leghiamo fortemente la nostra adesione alla mobilitazione interregionale che ci sarà venerdì 18 settembre, sempre alla Fiera del Levante, nell'ambito dellaconferenza delle regioni del Sud sul tema delle trivellazioni.

Le realtà NOTRIV saranno lì per manifestare il loro dissenso e chiedere ai governatori d’intervenire immediatamente per bloccare le concessioni date dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e tutti i progetti connessi all'estrazione di petrolio e gas naturale.

Invitiamo, pertanto, tutti a partecipare ad entrambe le manifestazioni che devono essere un punto di partenza per una mobilitazione costante e coordinata sui grandi temi contemporanei: il lavoro, l’istruzione, l’immigrazione, i beni comuni e la tutela ambientale.


#AssediamoRenzi
Sabato 12 Settembre 2015
Concentramento Via Napoli, angolo Via Maratona ore 12, presso Fiera del Levante, Bari



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Qui di seguito riportiamo per vostra diffusione e partecipazione, tutti i prossimi appuntamenti in vista della mobilitazione interregionale #NOTRIV che si terrà venerdì 18 settembre a partire dalle 10 presso la Fiera del Levante, ingresso Italo Orientale (Lungomare Starita 4, nei pressi del Cus Bari): 

▶ Martedì 8 settembre, dalle ore 20:30 incontro pubblico NOTRIV organizzato dalla sezione locale di Legambiente presso il "Giardino Mediterraneo"- Andria con il geologo Francesco Bartucci, membro del comitato scientifico di Legambiente Puglia

▶ Giovedì 10 settembre
╺ a Molfetta (Ba) alle ore 19,00 assemblea pubblica NOTRIV in piazza Principe di Napoli
[https://www.facebook.com/events/605826629557350/]
╺ a Modugno (Ba) alle ore 19,30 incontro pubblico NOTRIV organizzato dall'ass. culturale Giovani Mente Attive in collaborazione con la biblioteca Libreria Paideia [https://www.facebook.com/events/892822760787516/]

▶ Venerdì 11 settembre alle ore 18,30 in via de Rossi 9 a Bari, presentazione del libro "L'impatto ambientale del petrolio in mare e in terra", con la presenza dell'autrice la prof.ssa Albina Colella e del Coordinamento No Triv - Terra di Bari, organizzato da Convochiamoci per Bari [https://www.facebook.com/events/955440914519568/]


▶ Sabato, 12 settembre manifestazione #AssediamoRenzi indetta dall'Assemblea Regionale autoconvocata / #AssediamoRenzi del 31 Agosto a Bari. Dalle ore 12 concentramento in via Napoli angolo via Maratona [https://www.facebook.com/events/128807330799956/]