lunedì 22 settembre 2014

Una pentola a pressione pronta ad esplodere



Venerdì 19 settembre il coordinamento “No Triv - Terra di Bari” ed il comitato “Acqua Bene Comune Puglia” hanno partecipato alla conferenza organizzata da Ola Ambientalista in Val D’Agri, dal titolo “Petrolio, cosa bolle in pentola?”

Gli interventi dei tre relatori, ovvero, della prof.ssa Albina Colella, titolare della cattedra di Geologia all’università della Basilicata, del geologo Vincenzo Portoghese e del prof. Enzo Di Salvatore, associato di diritto costituzionale all’università di Teramo hanno spiegato alle associazioni ed ai “comitatini” provenienti dalle regioni interessate dalle trivellazioni come l’esperienza della Val D’Agri sia paradigmatica di quello che sta succedendo o potrebbe succedere altrove.

Le sottovalutazioni, le omissioni, le normative vigenti sono la causa di un disastro economico “lento ed irreversibile” che sta minando la salute di una zona bellissima per paesaggi e biodiversità, oltre ad avvelenare le falde acquifere tra cui quelle del Pertusillo che serve anche molti comuni della vicina Puglia.

Lo “Sblocca Italia”, come efficacemente spiegato dal prof. Di Salvatore, è l’architrave politico e normativo che legittima una politica energetica ed ambientale totalmente indifferente alle necessità delle comunità interessate ed alla salvaguardia dei beni comuni del territorio. Nella sua relazione sono emersi gli aspetti di palese incostituzionalità presenti negli artt. dal 36 al 38 del decreto, inerenti il titolo unico concessorio, il vincolo preordinato all’esproprio già in fase di ricerca, la completa estromissione degli enti locali dai procedimenti ed il rilascio dell’intesa in conferenza di servizi. Questi ultimi due punti, di fatto, delegittimano quel che resta del Titolo V della costituzione in tema di autonomia delle regioni e dei comuni ed annullano il confronto politico che non può esaurirsi in un atto amministrativo sancito da una conferenza di servizi.

Tutte queste ragioni ci sembrano sufficienti per richiamare la Regione Puglia ai propri doveri istituzionali, promuovendo quanto prima quel confronto da essa stessa proposto nell’incontro con il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna, con i parlamentari pugliesi affinchè ascoltino la voce dei “comitatini” e delle associazioni ambientaliste e si assumano le loro responsabilità di fronte alle scelte contenute nello “Sblocca Italia”.

Questo è emerso nell’incontro della Val D’Agri, nelle parole di sindaci e componenti di associazioni e “comitatini”, ovvero, fare presente ai propri rappresentanti di Camera e Senato la situazione e spiegare le scelte di cui si rendono responsabili come componenti di partiti e movimenti presenti in Parlamento.

Di fronte alla mancata salvaguardia ambientale ed a una prospettiva economica che vede nel territorio un bene da espropriare e non su cui investire, ci facciamo portatori dell’eco proveniente dall’incontro del 19 settembre in Val D’Agri, destinata a diventare un urlo molto forte se l’istituzione o quello che ne rimane proseguirà nella sua dichiarazione d’incomunicabilità.




Il Coordinamento No Triv Terra di Bari il 19/09/2014 ha partecipato alla Tavola rotonda "Petrolio, Cosa bolle in pentola" a Villa D'Agri (PZ), un'iniziativa fondamentale per iniziare un percorso di vasta partecipazione contro le trivellazioni nei nostri territori.


foto di Felisiano Bruni - RumoreCollettivo
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giovedì 18 settembre 2014

Le "acque anomale" di Montemurro in Basilicata .


La premessa della professoressa Albina Colella dell'Università della Basilicata , in cui dice di aver ricevuto una sorta di "invito" a non illustrare pubblicamente i dati della sua ricerca sulle acque di Montemurro ma a farlo solo in ambito universitario , attraverso  una dichiarazione in cui si afferma di voler valutare azioni legali nei suoi confronti, oltre a lasciarci allibiti è un qualcosa di estremamente grave che ci fa capire quanto "alcuni soggetti" possano tenere sotto scacco l'attività delle nostre università , che invece devono LAICAMENTE essere un baluardo di democrazia e di difesa dei beni collettivi, rimanendo PUBBLICHE . Ebbene i risultati della ricerca dicono che , dopo la quarta campagna di misura, le acque di Montemurro hanno caratteristiche molto simile alle ACQUE DI STATO PETROLIFERO.





Conferenza stampa acque anomale di Montemurro from jonicatv on Vimeo.




mercoledì 17 settembre 2014

"La forza dei NoTriv è l'autonomia inclusiva"

Contributo di Felisiano Bruni per il Coordinamento NoTriv Terra di Bari.




La visita di Renzi a Bari, durante l’inaugurazione della Fiera del Levante, è subito diventata occasione di proteste e prese di posizione anche da parte di molti rappresentanti istituzionali. Questo dopo le dichiarazioni del Premier sulla necessità di “investire” nelle energie fossili e dando il benestare a attività di ispezione a scopo di trivellazione in quasi tutte le regioni meridionali. Segnalo la convocazione arrivata al Coordinamento NoTriv Terra di Bari e a molte realtà della società civile, dalla Presidenza del Consiglio della Regione Puglia per presentare il “Documento a Renzi” proprio sul tema delle trivellazioni sulla costa, l'appassionato discorso di Vendola alla Fiera del Levante, prontamente fatto girare sui social network, in cui il Governatore dice:

"L’Italia ha bisogno di energia? Noi la produciamo in percentuali rilevanti, sia con i combustibili fossili che con le rinnovabili, nel fotovoltaico come nell’eolico come nelle bio-energie deteniamo il primato della produzione nazionale: noi offriamo un contributo straordinario al soddisfacimento del fabbisogno energetico del Paese. E quindi abbiamo il diritto di ribellarci alle trivelle in questa nostra striscia di mare, pensiamo che l’Adriatico non possa subire l’impatto di una sua mutazione in piattaforma energetica. Diciamo si alla generazione diffusa di rinnovabili, si alla solarizzazione delle città, si all’efficientamento energetico degli edifici. Diciamo no a ciò che ci toglie l’orgoglio di essere protagonisti del nostro sviluppo: la ricchezza non è nascosta sotto i fondali, la ricchezza è la costa, la pesca, il turismo, il colore del nostro mare." 

ed infine il post di Guglielmo Minervini, candidato alle primarie del centro-sinistra per le prossime elezioni regionali in Puglia, che sui social network scrive :

“La Puglia fa gola. 
Gira e tira. 
Ci mettiamo il gasdotto nel posto più bello, le trivelliamo il suo mare, le piazziamo un bel resort in un uliveto millenario tra i più suggestivi. 
E magari le tiriamo un altro po' di carbone, le aumentiamo il petrolio e sull'Ilva, troppo complicata, poi vediamo. 
Troppe mani si stanno allungando sulla Puglia. 
Mentre noi, in questi anni, abbiamo imparato a valorizzare l'ambiente e il territorio come la nostra unica risorsa per costruire sviluppo senza distruggere le radici. 
Queste primarie sono come un bivio. 
Tra un sud che decide e un sud che, come al solito, si fa decidere. Tra un sud che cammina in piedi e uno che si mette in vendita. 
Se volete tra futuro e passato. Interessi generali o interessi forti. Sviluppo ecosostenibile e solidale o sviluppo predatorio. 
Non poco. 
Occhio che non è una partita come le altre. Contano quello che si dice ma anche gli omissis, quello che non si dice. 
Ecco.” 

Sono interventi che, da una parte, tendono a rimarcare le distanze da scelte insensate ed impopolari da parte del Governo Centrale, e dall'altra cercano di catalizzare l'attenzione mediatica sull'evidenziazione della propria sensibilità ambientalista, sensibilità che però rientra rigorosamente sempre in un quadro di logica di profitto. Capisco bene che il centro-sinistra pugliese abbia bisogno di riscattarsi da alcune ambiguità (vedi AQP e Taranto), ma il risultato di questi interventi è, in modo oggettivo, che essi risultano avere una cattiva influenza sui processi di democratizzazione delle tematiche ambientali e di gestione delle risorse naturali, perché tali ingerenze danneggiano ogni tentativo di autorganizzazione e di obbiettiva indipendenza dei cittadini, ELEMENTI IMPRESCINDIBILI per la difesa dei beni collettivi. Come è giusto che sia, nelle esperienze assembleari del Coordinamento No Triv Terra di Bari non si sono registrati interventi e partecipazioni istituzionali. Tranne per alcuni casi, i rappresentanti istituzionali sono oggettivamente su un piano politico diverso e il loro peso mediatico è talmente ridondante che un comitato territoriale deve necessariamente fare i conti con le proprie forze (di solito sempre molto esigue) per ottenere un po' di visibilità. Proprio per questo un percorso “NO TRIV” per essere forte ed influente ha l'arduo compito di essere inclusivo ma al tempo stesso non può e non deve farsi travolgere dalla visibilità del personaggio o del partito politico.

                                                                Felisiano Bruni - Coordinamento NoTriv Terra di Bari
         

                                                                                         foto di Domenico Facchini - RumoreCollettivo
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venerdì 12 settembre 2014

NoTriv Terra di Bari non sottoscrive il "Documento a Renzi" presentato dalla Regione Puglia





Giovedì 11 Settembre 2014 siamo stati invitati come Coordinamento No Triv Terra di Bari dalla segreteria del Presidente del Consiglio Regionale Introna ad un incontro che si è tenuto alle ore 11,00 nella Sala Guaccero in via Capruzzi a Bari.
Abbiamo partecipato per ascoltare prima di tutto le posizioni istituzionali e conoscere le realtà convocate.
Sono intervenuti assessori e rappresentanti di alcuni comuni coinvolti dalle richieste della Global Petroleum Limited e non solo (Ostuni, Polignano, Fasano, Taranto), associazioni (Anci Puglia, Legambiente Puglia, Greenpeace Bari, WWF Puglia), movimenti e comitati (Meet Up Cinque Stelle, Stop Tempa Rossa, Gargano, Bonifica Molfetta, No Petrolio/Sì Energie Rinnovabili), partiti (Verdi) alla presenza del Presidente Introna e del consigliere Losappio.
La Regione ha distribuito ai presenti una cartellina al cui interno erano presenti: il documento realizzato dalla stessa, pronto per essere presentato al Presidente del Consiglio Renzi; articoli di giornale inerenti la posizione della Regione rispetto alle richieste delle multinazionali del petrolio; gli ordini del giorno contro le trivellazioni del consiglio regionale portati all’attenzione dei precedenti governi.
Nella discussione hanno avuto modo d’intervenire tutte le realtà presenti e sono emerse le differenti posizioni in merito alle scelte energetiche ed economiche del governo centrale, ma anche della Regione Puglia, specialmente, su Taranto, Brindisi (Cerano) e Salento (TAP). Il Presidente Introna, in merito, ha consigliato di concentrare la propria attenzione sul problema delle trivellazioni, rinviando ad altre sedi e momenti una discussione generale sulle altre criticità ambientali della regione.
Da una parte delle realtà amministrative e civiche presenti è venuta l’esigenza di una regia comune che coordini il lavoro dei vari soggetti per porre un argine alle richieste recenti ed a quelle in essere fatte dalle multinazionali del petrolio e, conseguentemente, cominciare ad affrontare, seriamente, le emergenze ambientali che riguardano tutti i territori pugliesi. Da altri comuni, associazioni e comitati è stata rimarcata l’importanza di questo incontro e la volontà di sottoscrivere il documento presentato dalla Regione Puglia.
Il consigliere Losappio ha proposto d’incontrarsi nuovamente dopo il 13 settembre per definire questa cabina di regia e dare modo a tutti i territori d’esprimere i problemi e raccogliere le istanze per portarle all’attenzione dei parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti presenti alla Camera ed al Senato che verranno convocati dalla Regione.
Come Coordinamento No Triv – Terra di Bari abbiamo comunicato che non sottoscriveremo il documento della Regione Puglia, non essendoci stato alcun passaggio assembleare per discuterne i contenuti ed operare le opportune modifiche, soprattutto, rispetto al modello di sviluppo da cui lo stesso non prende, chiaramente, le distanze. Abbiamo dato la disponibilità ad essere menzionati con tutte le altre realtà che hanno partecipato al confronto tenutosi stamane in Regione.
L’incontro è terminato alle ore 13,00, attendiamo, come tutte le altre realtà coinvolte, la prossima convocazione promossa dalla Regione Puglia con tutti i parlamentari locali per avviare questo percorso di conoscenza e risoluzione delle questioni ambientali ed energetiche in Puglia.

Coordinamento No Triv Terra di Bari




foto da consiglio.puglia.it

giovedì 4 settembre 2014

Osservazioni dell’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi

OggettoOsservazioni dell’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi in merito alle comunità biologiche vegetali ed animali all’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto di: “Prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a mare” - Intervento di indagine geofisica 2D, ed eventuale 3D, nell’area dell’istanza di permesso di ricerca in mare; il progetto è localizzato nel bacino dell’Adriatico meridionale, all’interno dell’area marina “F”, al largo delle coste pugliesi e comprende le sottozone, d80 F.R-.GP ; d81 F.R-. GP ; d82 F.R-.GP ; d83 F.R-.GP. Richiesta di rigetto del progetto.
Il Mar Mediterraneo è un bacino quasi completamente chiuso, dove l'afflusso continuo di acqua di superficie dall'Oceano Atlantico è la principale fonte del mare di rifornimento e rinnovo dell’ acqua. E’ un mare relativamente povero di nutrienti e con una produttività relativamente più bassa rispetto ad altri mari, a fronte comunque di comunità viventi ricche di specie vegetali ed animali che lo rendono unico ed incomparabilmente fragile allo stesso tempo.
La continua pressione antropica che insiste sul bacino varia secondo le aree e, per esempio, nel Mar Ionio settentrionale oggi insiste la prospettiva di una larga campagna di prospezione marina per l’estrazione di idrocarburi, programmata dagli organi di Governo nazionale già a partire dalla cessazione del divieto di ricerca ed estrazione di petrolio nel Golfo di Taranto secondo quanto stabilito dal Decreto 128 del giugno 2010.
L’impiego di trivelle per l’esplorazione dei fondali marini alla ricerca di giacimenti di gas e/o petrolio è un’ attività che comporta importanti perturbazioni degli ambienti marini e delle comunità viventi che le abitano, con tempi di recupero molto lunghi e, spesso, totalmente sconosciuti a priori. Le conoscenze attuali degli effetti di questo tipo di attività si basano, infatti, sull’analisi dei danni arrecati all’ambiente quando questi si sono oramai già verificati e, paradossalmente, tali conoscenze non possono aiutare a prevedere cosa potrebbe accadere in aree marine che ancora non hanno subito l’impatto di tali attività.
La letteratura scientifica mondiale mette in evidenza gli effetti dannosi di ispezioni sismiche, ricerca di idrocarburi ed estrazione di petrolio per la vita acquatica anche delle vicine comunità costiere. Non vengono presi in considerazione gli effetti reali a lungo termine su comunità animali e vegetalipesca, stabilità dei fondali marini ed inquinamento delle acque. Sono assolutamente trascurati i probabili impatti ambientali che potrebbero derivare dalle attività in oggetto quali scoppi di pozzi, dispersione in mare di rifiuti speciali, anche tossici, o la subsidenza. Ad es. l’EPA (Environmental Protection Agency) ha rilevato la presenza nei fluidi perforanti di contaminanti quali metalli pesanti, benzene e toluene.
In particolare, per quanto riguarda le comunità vegetali, quelle che potrebbero essere interessate da possibili impatti negativi comprendono:
1)Praterie a fanerogame, prima fra tutte Posidonia oceanica.
Questa è la specie più importante per complessità, persistenza ed estensione delle sue praterie. Per la sua sensibilità alle variazioni delle condizioni ambientali è considerata un buon indicatore biologico della qualità delle acque. Essa rientra tra gli habitat prioritari ai sensi della Direttiva Habitat (43/92/CEE) ed è inclusa nelle liste delle specie da tutelare della Convenzione di Berna e della Convenzione di Barcellona. Infatti, le praterie di Posidonia svolgono nell'ambiente marino numerosi ruoli fondamentali:
a)elevata produzione di ossigeno: l’ossigeno prodotto durante la fotosintesi (circa 14 l/m2/anno) contribuisce notevolmente all’ossigenazione delle acque. Si ritiene che da 1 mdi prateria vengano prodotti giornalmente da 4 a 20 l di ossigeno e conseguentemente, grazie agli scambi esistenti all’interfaccia acqua-aria, P. oceanicarappresenti una produttrice di ossigeno anche per gli ambienti terrestri, almeno in alcuni periodi dell'anno.
b)elevata produzione di materia organica: la produzione di sostanze organiche è pari a circa 20 t/ha/anno. La grande quantità di sostanza organica prodotta costituisce una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi ed è il punto di partenza di una complessa rete trofica che coinvolge sia la catena del detrito (con le foglie morte) che quella del pascolo.
c)zona di riproduzione e nursery e polo di biodiversità: le praterie di P. oceanica rivestono notevole importanza per l’elevatissima diversità ecologica delle comunità animali associate, costituendo una sorta di nursery e rifugio per un grande numero di organismi, tra cui anche specie d’ importanza commerciale, come pesci, cefalopodi e crostacei o specie minacciate come il mollusco Pinna nobilis. Il posidonieto è uno degli ecosistemi mediterranei più importanti per il suo ruolo ecologico e per la biodiversità che ospita (secondo alcuni autori dal 20 al 25% delle specie mediterranee).
d)riduzione dell’idrodinamismo: il posidonieto contribuisce alla riduzione dell’energia delle correnti e delle onde, protegge le spiagge, favorisce la decantazione e la sedimentazione delle particelle sospese in acqua; si stima che una perdita di 1 m di prateria possa causare una regressione della linea di costa di quasi 20 m.
e)stabilizzazione del fondale marino: con il sistema dei rizomi e delle radici, P. oceanica contribuisce alla stabilità dei fondali incoerenti; un’ ulteriore protezione delle spiagge sabbiose è data dall’accumulo delle foglie morte spiaggiate.
La regressione delle praterie è un fenomeno che sta coinvolgendo tutte le fanerogame a livello mondiale. Una delle cause è sicuramente rappresentata da sostanze altamente inquinanti, le cui caratteristiche tossicologiche provocano danni letali a livello istologico e alterano i processi di accrescimento della pianta. Gli idrocarburi, in particolare, formando un sottile film sulla superficie dell’acqua, ostacolano la penetrazione della luce e, depositandosi sulle foglie, ne riducono gli scambi gassosi. Un effetto nocivo simile è espletato da una eccessiva sedimentazione. Nello studio effettuato non viene preso in considerazione il rischio di aumento di torbidità delle acque che potrebbe essere direttamente o indirettamente causato dalle attività di ricerca e di successiva estrazione di idrocarburi con conseguenti effetti negativi su Posidonia.
2)Macroalghe delle biocostruzioni marine.
Alla costruzione e consolidamento delle biocostruzioni marine, in sinergia con animali a scheletro calcareo, partecipano numerose alghe calcaree; altre macroalghe a tallo molle che colonizzano i substrati organogeni, danno luogo a complessi paesaggi con stratificazione verticale e una ricca variabilità orizzontale. Le biocostruzioni svolgono alcuni ruoli fondamentali agendo da zone nursery e creando una complessa rete trofica formata da costruttori, demolitori, filtratori, macroalghe, erbivori e carnivori. In questi particolari ambienti non vanno inoltre trascurate le attività legate alla pesca e al turismo subacqueo. Tra le biocostruzioni marine, il coralligeno rappresenta un importante hotspot di biodiversità nonché habitat prioritario di salvaguardia nell’ambito del protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona (recepita in Italia con la legge n. 175 del 27 maggio 1999) denominato Biocenosi del coralligeno (codice IV.3.1) (Relini & Giaccone 2009). Nel circalitorale la biodiversità delle sole macroalghe del coralligeno, senza contare le numerose specie animali, ammonta a circa 316 specie. Questo habitat è presente in diversi punti del litorale che è oggetto di richiesta delle concessioni, come è evidenziato nella mappa seguente:
 I simboli rossi indicano le segnalazioni di biocenosi del coralligeno lungo le coste pugliesi, mentre i simboli in verde rappresentano i luoghi in cui tali habitat prioritari rientrano nell’ambito di aree marine protette (da Relini & Giaccone 2009).
3)Comunità a Cystoseira.
Il genere Cystoseira comprende alghe brune parzialmente o interamente perennanti e per lo più di dimensioni cospicue. Alcune specie, presenti anche lungo i tratti di costa interessati, in condizioni edafiche ottimali strutturano popolamenti omogenei in grado di ospitare una ricca e diversificata componente animale e vegetale. Si tratta in effetti di strutture vegetazionali ad elevata biodiversità al cui interno si intrecciano complesse relazioni biotiche che rendono questi popolamenti estremamente sensibili ad un ampio spettro di stress ambientali.
Invece, per quanto riguarda le comunità animali, in merito alle richieste inoltrate dalla Global Petroleum Limited al Ministero dell'Ambiente per le ispezioni dei fondali prospicienti la zona tra Molfetta e Brindisi, si segnala che la zona era già stata oggetto d’indagine a cavallo degli anni 2000 da parte della Compagnia Petrolifera ENI-AGIP , tanto che il Laboratorio di Biologia Marina di Bari ebbe l’opportunità di organizzare, con i loro fondi, la prima indagine a livello della Fossa di Bari (al largo di Molfetta), che rappresenta la zona più profonda di tutto l’Adriatico. Per quanto di nostra competenza, in quell’occasione fu organizzata una campagna di pesca a strascico su fondali profondi, compresi tra 826 e 1196 m, dove fu segnalata per la prima volta la presenza di tre specie di teleostei (Ungaro et al., 2001). Successivamente ulteriori studi dimostrarono che una delle tre specie di teleostei, Coelorinchus occa, apparteneva ad una nuova specie per l’Adriatico (Ungaro et al., 2001), tanto che fu proposta la classificazione di questa con il nome di Coelorinchus mediterraneus (Iwamoto & Ungaro, 2002); in seguito ulteriormente inserita nella Red List dello IUNC (Di Natale et al., 2013: http://www.iucnredlist.org/details/194819/0).
Alla luce di quanto esposto, quindi, la richiesta d’intervento di indagine geofisica della GPL, con la sua zona F, ricopre proprio l’area già in passato indagata e che racchiude un notevole patrimonio di biodiversità, con la presenza di endemismi che dovrebbero essere ulteriormente investigati, come i citati riferimenti bibliografici dimostrano ampiamente. In merito alle procedure di VIA, tali ricerche dovrebbero essere tenute necessariamente in debita considerazione; a tal proposito, dalla lettura dello studio di impatto ambientale prodotto dalla società proponente il progetto, non sembra che sia stata in alcun modo considerata la bibliografia riportata in questa sede nel paragrafo relativo all’ittiofauna (4.4.2) e ciò, di certo, ne compromette l’attendibilità e la conseguente relativa stima di significatività.
In conclusione, non è opportuno continuare a sottoporre tale area marina ad enormi rischi d’ inquinamento ambientale che sono inevitabilmente da prevedere se si darà avvio alle campagne di prospezione per la ricerca di idrocarburi nei fondali marini. L’estrazione di gas e/o petrolio, che si prospetta come passaggio successivo a quella dell’attività investigativa, comporta inoltre altrettanti pericoli per la salvaguardia dell’ecosistema marino in termini di rischio di inquinamento derivante dalle attività operative che normalmente si svolgono in queste piattaforme estrattive ed anche da possibili incidenti, inadempienze o eventi imprevedibili.
Il tratto di Mare oggetto delle investigazioni è ancora oggi un mare che ospita specie animali e vegetali di enorme importanza per la biodiversità marina, annoverando la presenza di cetacei, tartarughe marine, squali e praterie di posidonia (habitat necessario alla riproduzione di innumerevoli altre specie marine). Non è da sottovalutare anche la ricchezza delle risorse alieutiche di quest’area marina, nonostante l’enorme pressione delle attività di pesca a strascico e pelagica che concorrono alle economie locali e nazionale con la produzione importantissima di gamberi rosa, rosso e viola e di altre specie ittiche di alto valore commerciale (merluzzo, pesce spada, tonno rosso, etc.).
Proprio le specie demersali sono le più a rischio, in caso di attività di estrazione di idrocarburi, poiché sono più a contatto con i fondali marini (almeno per una buona parte del loro ciclo vitale) e subirebbero pertanto un impatto la cui entità non è affatto prevedibile. Le ripercussioni non tarderebbero a farsi sentire in tutto l’ecosistema marino, che come è noto resta pur sempre un ecosistema fragile ed ancora non del tutto conosciuto.
Non è ormai più accettabile la posizione di un paese che continui ad investire enormi risorse economiche sulla ricerca degli idrocarburi, nonostante le tecnologie moderne consentono oramai di indirizzare gli sforzi nella implementazione di fonti di energia alternative e, allo stesso tempo, nell’abbracciare una nuova filosofia designata al risparmio energetico, nonché al recupero e riciclo di flussi energetici che sono impiegati in ogni attività lavorativa.
È tempo che le comunità locali facciano sentire la propria voce, per segnalare con forza il malessere di una popolazione che ha voglia di benessere (non solo economico…), crescita e lavoro più legati alle ricchezze che il nostro paese offre in termini di turismo, arte, natura, e che non ha alcuna fiducia sugli effettivi vantaggi che l’estrazione di idrocarburi farebbe ricadere sul territorio.
Osservazioni a cura di Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (A.B.A.P.)
Antonella Bottalico (A.B.A.P.); Michele Deflorio (A.B.A.P.); Elvira Tarsitano (A.B.A.P.); Alessandro Vlora (A.B.A.P./CAEB). Per l’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi